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2 ottobre 2017

CIBO E VINI . "IL PICCOLO ALPINO" TRATTORIA ROMANA AL TESTACCIO

La tipica trattoria romana al Testaccio di Roma
“IL PICCOLO ALPINO”
Un nome insolito per i sapori della tradizione romana

di Emanuela Dottorini

La trattoria Il “Piccolo Alpino” nel quartiere Testaccio di Roma, accoglie con semplice familiarità chi è alla ricerca di piatti classici della cucina romana.


Il Piccolo Alpino

La leggenda dice che il nome derivi dalla vecchia fraschetta dove si radunavano gli alpini ed è rimasto quello dopo che i titolari, ora seconda e terza generazione con Renato e Simone, lo hanno messo su.


Il Piccolo Alpino - tavoli 

I tavoli sono apparecchiati con gentile semplicità e i piatti proposti sono quelli classici romani. Il menù li offre praticamente tutti, compresi i fritti e le pizze cotte nel forno a legna. Il piatto forte sono i rigatoni alla “Carbonara” ma seguono altre delizie come la coda alla vaccinara, i rigatoni con la pajata o la trippa e le polpette al sugo ( belle grandi come da tradizione).

Il Piccolo Alpino- tonnarelli cacio e pepe

I tonnarelli cacio e pepe sono una delizia con la loro cremina di pecorino e pepe, morbidi e corposi al punto giusto.
Il vino della casa, il cosiddetto “vino ignorante”, che è un rosso del Lazio servito fresco, disseta magicamente con il suo retrogusto leggermente dolcetto che con sorpresa va alla perfezione con i sapori decisi della cucina romana. I vini che servono qui sono il Frascati e il vino Pecorino tra i bianchi, il Montepulciano e quello della casa, tra i rossi.
Per i secondi sul classico leggero assaggio le scaloppine al limone: morbidissime e saporite con una fetta di limone bio al centro.


Il Piccolo Alpino- salame di cioccolata

Poi un dolce, già adocchiato dal menu: il salame di cioccolato con taglio perfetto, morbido e croccante al punto giusto lavorato con ottimo cioccolato scuro.
“Il Piccolo Alpino” con 50 coperti dentro e pochi all’aperto, da 32 anni è frequentato dai romani di zona “testaccini” e i fuori zona che lo conoscono, compresi i turisti, ma i più raffinati.

Il Piccolo Alpino
Via Orazio Antinori, 5
00153 Roma
Tel. 06/574.13.86
Chiuso il Lun. e Mar.

21 marzo 2016

TESTACCIO : STORIA E ARCHITETTURA

Nell’ambito del programma della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Educare alle mostre educare alla città
TESTACCIO.
Storia della città-antropologia-sociologia urbana-documentazione per una lettura del quartiere
a cura di Lidia Piccioni, Roberta Tucci, Luciano Ledda, Francesca Romana Stabile
martedì 22 marzo, ore 16.00
DIPARTIMENTO ARCHITETTURA DI ROMA TRE - AULA MAGNA 
VIA ALDO MANUZIO, 58
ingresso gratuito

Non era un quartiere di periferia come San Lorenzo.
Benché abitato anch’esso in prevalenza dal ceto operaio,
sole poche strade lo separavano dai quartieri borghesi
Elsa Morante

Area produttiva e industriale, Testaccio viene concepito come quartiere operaio della nuova capitale. Ma, al di là della destinazione popolare, il rione ha gradualmente modificato il suo tessuto, accogliendo oggi realtà diverse e istituzioni culturali di primaria importanza
Per approfondire da angolature diverse e interdisciplinari - storia della città, antropologia, documentazione - la conoscenza del rione Testaccio, una delle zone particolarmente significative delle trasformazioni della città tra XIX e XXI secolo sarà proposto un incontro a più voci presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, martedì 22 marzo, ore 16.00.
L’iniziativa è promossa da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e fa parte del ciclo didattico “EDUCARE ALLE MOSTRE EDUCARE ALLA CITTÀ”, con appuntamenti e visite condotti da direttori e curatori dei musei, esperti e studiosi universitari.
L’incontro, a cura di Lidia Piccioni, Francesca Romana Stabile, Roberta Tucci e Luciano Ledda, sarà articolato in tre diversi momenti.
Verrà innanzitutto presentata una sintesi delle tappe salienti della nascita e dello sviluppo urbano di Testaccio alla luce degli studi esistenti, in cui verranno offerti spunti per una riflessione metodologica sulla ricerca relativa a un quartiere, dal punto di vista della storia contemporanea nel confronto con altre discipline.
La sua fisionomia è caratterizzata dall’insediamento del nuovo Mattatoio, realizzato tra il 1888 e il 1891 su progetto dall’architetto comunale Gioacchino Ersoch, e da una edilizia abitativa destinata alle classi popolari: dalle case alveare, costruite tra il 1883 e il 1905, ai progetti realizzati tra il 1909 e il 1917 da Giulio Magni e Quadrio Pirani, per conto dell’Istituto romano per le case popolari, fino agli stabili di via Marmorata, progettati da Sabbatini e Costantini nel 1930.
Dopo la chiusura nel 1975 del Mattatoio, che ha costituito per oltre ottanta anni il fulcro produttivo della zona, e un periodo di degrado e marginalità, Testaccio ha assunto dalla metà degli anni Novanta un ruolo attrattivo nella vita della città diventando con una trasformazione progressiva un importante polo culturale oltre che residenziale.
Nell’ambito degli interventi di recupero dell’ex Mattatoio e del Campo Boario è stato programmato da parte dell’amministrazione capitolina il riuso dei vecchi padiglioni per realizzare la Città delle Arti, con spazi polivalenti dedicati alla cultura e alla formazione tecnica e artistica. Attualmente questi spazi comprendono il Macro, il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, l’Accademia di Belle Arti, la Scuola popolare di musica di Testaccio. Ad essi si aggiungono, insieme con altri insediamenti, le aree e i padiglioni della Città dell’Altra Economia e della Pelanda.
Verranno inoltre presentati i risultati della ricerca sul campo, anche con documenti audio-visivi sulla religiosità popolare del rione Testaccio, condotta tra il 2010 ed 2012 che ha riguardato i due eventi di maggiore rilievo nel ciclo festivo annuale del rione, la Via Crucis del Venerdì Santo sul monte Testaccio e la processione della patrona, Santa Maria Liberatrice, l’ultima domenica di maggio: eventi che sono stati osservati in modo partecipativo, da vicino, con la collaborazione degli attori sociali.
Verrà illustrata infine l’attività del Centro di documentazione AUT – Archivio Urbano Testaccio del Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, che ha come obiettivo lo studio del quartiere Testaccio e dell’ex Mattatoio – Campo Boario tramite la raccolta di materiale documentario, ricostruzioni digitali, tracce audiovisive sulla storia del tessuto urbano ed edilizio, al fine di promuovere, oltre alla conoscenza del quartiere, la sua valorizzazione e conservazione. Il centro avrà uno spazio dedicato della biblioteca aperto al pubblico e sarà accessibile anche on-line attraverso il sito web: http://aut.uniroma3.it.
Lidia Piccioni
è professore associato di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Storia, Culture, Religioni della "Sapienza" Università di Roma. Studiosa della società urbana e delle trasformazioni del territorio tra Ottocento e Novecento, con particolare attenzione alla città di Roma, su questi temi ha pubblicato numerosi lavori tra cui le monografie: San Lorenzo. Un quartiere romano durante il fascismo , Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1984 (ristampa 2002); I Castelli romani. Identità e rapporto con Roma dal 1870 a oggi , Laterza, Roma-Bari 1993. Ha ideato e dirige, dal 2006, il progetto: "Un laboratorio di storia urbana: le molte identità di Roma nel Novecento"(premio “Il Campidoglio” per la cultura 2008)
Francesca Romana Stabile
è professore associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre, dove insegna Restauro architettonico. La sua attività di ricerca si concentra sullo studio dell’architettura regionalista e sul recupero dei centri storici. Coordina l'Archivio Urbano Testaccio - AUT del Dipartimento di Architettura, http://aut.uniroma3.it. Tra le sue pubblicazioni "La Garbatella a Roma: architettura e regionalismo" (Editrice librerie Dedalo, 2012)
Roberta Tucci
demoetnoantropologa, opera presso l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Ha curato la normativa della scheda BDI per i Beni demoetnoantropologici immateriali (2002, 2006). Ha effettuato ricerche sul campo in diverse regioni dell’Italia centro-meridionale. Tra le sue pubblicazioni: I beni culturali demoetnoantropologici (con G. L. Bravo), Roma 2006; Beni culturali immateriali, in Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, IX Appendice, Roma, Treccani, 2015.
Luciano Ledda
demoetnoantropologo, ha studiato in particolare gli aspetti della religiosità locale di Testaccio unendo la ricerca sul campo alla campagna catalografica con schede BDI e BDM
DIPARTIMENTO ARCHITETTURA DI ROMA TRE - AULA MAGNA 
VIA ALDO MANUZIO, 58
INGRESSO GRATUITO
Prenotazione obbligatoria
060608 (dalle 9.00 alle 21.00)